Una terra di vigneti scolpiti nel vivo sasso
«Chi vol tanto vino (deve) comprar lua maruda et in campo dove son la coltura di miglio o melga; chi vol vino più bono ma più pocho compri lua in locho magro…»
(Archivio Parrocchiale di Cemmo, Memoriale di me Bortolome Battaglia di Cemo, 1697 – 1720)
Difficile trovare titolo più felice per descrivere un territorio di quello utilizzato da Oliviero Franzoni per il suo libro sulla vitivinicoltura camuna edito per l’Associazione Al Torcol. Sfogliandolo si scoprono dati in grado di stupire: 60 anni fa c’erano 2.608 ettari vitati in Val Camonica, nel 1956 il valore più alto, ma il primo dato disponibile, correva il 1869, era di circa 1.842; per dare un senso a questi valori basti pensare che l’attuale superfice vitata dell’intera Franciacorta è di circa 3.200 ettari… Poi, in un arco temporale ristretto, il crollo che fa precipitare quei valori sino a circa 85 ettari, è il 2001.
Come sempre la ripresa è molto più lenta ma si accompagna a una radicale trasformazione, vengono analizzati terreni, individuate le varietà che più si prestano a suolo e microclima. Si passa, in un processo tuttora in corso, da una produzione viticola di sussistenza, tanto vino di mediocre qualità, realizzato per integrare la dieta alimentare più che per inseguire vertici – le eccezioni si contavano sulle dita di una mano – a una produzione che cerca di farsi conoscere e apprezzare, conquistare riconoscimenti.
Nel 2003 il riconoscimento dell’IGT, Indicazione Geografica Tipica, che pare oggi un poco stretta per l’evoluzione delle produzione vitivinicole della valle. Sono Merlot e Marzemino i vitigni a bacca rossa più diffusi, Incrocio Manzoni e Riesling Renano quelli a bacca bianca. Compaiono per volontà di alcuni produttori vini da uve autoctone, o quantomeno biotipi locali di vitigni presenti altrove, altri frutto di sperimentazioni, prove, incoraggiate dall’evoluzione globale del clima, con temperature in sensibile aumento che vanno spostando verso nord le latitudini più adatte, solo un esempio, per la produzione di basi spumante.
Accanto ai tradizionali «rossi di montagna», ai bianchi freschi, compaiono vini a Metodo Classico degni di nota, la viticoltura si fa sempre più attenta nel preservare il suolo, il passaggio dalla quantità alla qualità alza le gradazioni, migliora gusti e profumi. Crescono i vini che bene si prestano agli abbinamenti con i piatti locali, dato che ancora necessita di essere compreso appieno e sposato dalla ristorazione camuna, talvolta restia ad adottare quello che il territorio circostante offre. Tendenze che necessitano anche di una più attiva partecipazione da parte di turisti e visitatori, ora provvisti di una ragione in più per recarsi in quella che è, da un punto di vista enogastronomico, una delle nostre valli di maggiore interesse e personalità.
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